Uno psichiatra, per spiegare in parole povere cosa fosse l’anoressia, utilizzò il concetto di identità. Le vittime di questo male, quando si riconoscono tali, non dicono mai “io soffro di anoressia”, come una qualunque altra patologia, bensì “io sono anoressico”. Il rifiuto del cibo è il riflesso di un male più profondo, un demone che non si riuscirà mai a sconfiggere, ma col quale è possibile convivere, limitandone i danni. Prendere coscienza è il primo passo per gestire responsabilmente l'inconscio, ma il substrato emotivo, dove origina il tutto, né la psicoanalisi, né i farmaci, riusciranno a scalfirlo. Ci vuole tanto amore da parte di chi si ha vicino, sapendo che questa è condizione necessaria per sopravvivere al demone, ma purtroppo non sufficiente, se quella molla non scatta, se una passione ancor più forte dell’impulso di annullarsi, di punirsi per il non sentirsi perfetti, non trova infine il sopravvento. Si cammina in equilibrio su un filo sottile, gli sbilanciamenti sono continui e non cadere nel baratro, spesso, è una pura combinazione di eventi. Non ci sono colpevoli, non ci sono colpe. Riconoscersi completi nella nostra fragilità e passeggiare nella bellezza della vita pur sapendo di avere a fianco uno scomodo e invulnerabile compagno.
Arte e cultura: da Rapone a Londra e Dubai Rapone. L’idea nasce da Marianna Pinto, una giovane manager di Rapone, da alcuni anni attiva con una grande azienda a Londra. Gira molto per l’Europa e non soltanto, dopo gli studi svolti a Bologna. E’ dunque intenzionata ad esportare il made in Italy, in particolare “una antica arte m a allo stesso tempo nuova che in Italia sta scomparendo: sculture e quadri ed elementi di interior design in ferro battuto.” Il fulcro della galleria e un artigiano/artista di Rapone, Pietro Lettieri in arte Pie.
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