Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: La scomparsa di Franco Loi, poeta e critico, scopritore della lucana Assunta Fiuniguerra
La dialettologia come religione popolare, una musica arcaica. La recente
scomparsa di Franco Loi riecheggia questo assunto. Poeta e critico, Loi ha
rappresentato la forma più leale e forse primitiva di rileggere la realtà.
Padre sardo, Loi era nato a Genova nel 1930, e già da bambino sarà
milanese, città che guarderà sempre con sguardo disincantato: versi
dialettali un po’ in contraltare al maggior poeta milanese Carlo Porta.
Franco Loi sarà scoperto dal profondo poeta Vittorio Sereni. E, prima, una
lunga militanza comunista, l’adesione al movimento della nuova sinistra, e
con gli anni ’70 lascia l'attività politica, pur mantenendo una personale
religiosità anarchico-libertaria. La sua prima produzione poetica nacque
tutta in una breve stagione, nel decennio che va dal 1965, quasi "sotto
dettatura" come amava definirsi. Il suo esordio risale al 1973 con “ I cart” e
l'anno dopo “ Poesie d'amore” . Ma Franco Loi è stato anche critico
letterario, interessanti le sue recensioni e riscoperte artistiche su
importanti giornali letterari. A lui si deve la scoperta in ambito nazionale –
ad esempio - della poetessa lucana Assunta Finiguerra ( San Fele 1946 -
2009 ), poetessa aspra e dolce ad un tempo. La critica, anche grazie a
Franco Loi , ha continuato a tenerla in viva considerazione. Con una
appassionata recensione della poesia in lingua lucana dedicata alla Luna ,
tratta dallo struggente “ Tatemije ” ( Padre mio ), viene pubblicato postumo,
come il recente “ Fanfarije ” e “ U vizzije a morte ” (raccolta 1997-2009)
edito da Confine, 2016 . La poetessa Assunta Finiguerra rimane nota negli
ambienti letterari, a partire dal gruppo dei poeti La Vallisa di Bari , di cui
facevamo parte, fin dai suoi esordi poetici. E’ una figura di elevata valenza,
una voce eretica e di immensa spontaneità linguistica, sanguigna e forte
come la sua terra, l’ Appennino lucano che sovrasta la sua dimora. E dal
suo paese, la poesia di Assunta aveva irradiato di nuova luce, verace e
aspra, il panorama letterario italiano. Franco Loi scrisse un’appassionata
recensione delle poesie di Assunta, col suo senso del sacrificio, del dolore
che ha accompagnato parte della sua vita. “ Se avrò il coraggio del sole ”
(1995), “ Puozze arrabbià ” (1999, la Vallisa) “ Rescidde ” (Zone, 2001),
“ Solije ” (2003), contengono versi autentici, immensi: anche per questo
Assunta Finiguerra farà parte dell’antologia Nuovi Poeti Italiani curata
proprio da Franco Loi (edito da Einaudi). Oltre dieci anni fa aveva spiccato
l’ultimo volo dalle montagne di San Fele, in un afflato di odio-amore di
impareggiabile ed istintiva pregnanza. Ci ha lasciato la sua grande energia
fortemente radicata ad una visione antropologica della comunità lucana.
Un suo ultimo lavoro che rilegge Pinocchio in lingua sanfelese, forse
racchiude più di ogni altro la forza e l’inquietudine di una poetessa che
cerca di uscire dai margini entro i quali una tradizione stantia tende a
relegare gli impulsi culturali ed innovativi. Da “Puozze arrabbià” allo
“Scricciolo” si racchiude, nel contempo, il meglio della sua visione poetica
che fa della lingua madre lo strumento vitale per trasmettere i contenuti
più profondi e reconditi con maggior efficacia.
La Lucania non ha più Assunta, ce lo ricordava il grande Franco Loi;
tuttavia, conserva intatta la sua miracolosa poesia, drammatica e
innocente per la sua radice popolare. Di quella che sarebbe piaciuta a Pier
Paolo Pasolini. Al fianco della poetessa un intellettuale di antico lignaggio,
Saul suo marito, che ci confidava di lei “è la mia luce...”. Di Assunta si
ricorderà sempre quella sua inquietudine, malcelata e istintiva, degna di
una figura che lascia un segno davvero indelebile nella cultura non
soltanto lucana. E Franco Loi ne era fortemente convinto.
GIUSTO RICORDO E BEL SERVIZIO!!!
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