📰 Il posto delle fragole di Mario Coviello: “Ratti rossi” e “ Di seta e di sangue” due noir cinesi di Qiu Xialong.
Due gialli appassionanti per avvicinarsi alla Cina, potenza mondiale che
condiziona le nostre vite.
La civiltà cinese, che conosco in maniera
superficiale, mi ha sempre interessato. Marco Polo e il
suo “ Milione”, “L’ultimo imperatore “ di Bernardo
Bertolucci, altri film ambientati in Cina, alcuni saggi sul
confucianesimo, gli studi come docente di storia, le mie
esperienze di politico di sinistra, l’abitudine acquisita di
riflettere sui problemi del mondo in maniera globale e
interconnessa, mi hanno offerto la possibilità di
avvicinarmi alla complessità della cultura e della storia
cinese. La pandemia che condiziona le nostre vite da oltre
un anno e che ha avuto origine a Wuhan ha reso sempre
più necessario per me approfondire la conoscenza della
superpotenza cinese che è con noi con i suoi prodotti nella
vita di ogni giorno.
Due noir cinesi appassionanti di Qiu Xialong che vi
consiglio di leggere “ Ratti rossi” del 2006 e “ Di seta e di
sangue” del 2007, pubblicati in Italia, come tutti gli altri
romanzi che hanno come protagonista l’ispettore capo
Chen, da Marsilio, mi hanno dato la possibilità di
approfondire la letteratura e la poesia, la storia e la cucina
cinese, immergendomi nelle storie avvincenti di traffici,
corruzione, privilegi e favori speciali in cui rimane
impigliato l’ispettore Chen.
Nato a Shanghai nel 1953, Qiu ha studiato a Pechino e
negli Stati Uniti. Durante le proteste di Tian’anmen nel
1989 si trovava negli Usa. Come volontario aiutò gli
studenti cinesi cucinando e vendendo involtini primavera
fuori dall’università. Il governo lo scoprì, la polizia andò a
casa della sua famiglia e la minacciò. «Quando sentii una
radio cinese fare il mio nome come fiancheggiatore degli
studenti rimasi sconvolto e non tornai in Cina fino al
1995». Tornato a Shanghai ha trovato un paese diverso e
ha deciso di raccontarlo: in inglese e attraverso dei gialli
ambientati tra passato non troppo remoto e presente
sfavillante cinese. Qiu Xiaolong vive a St Louis, la città di
T.S. Eliot, la sua grande passione. Come il protagonista dei
suoi romanzi anche Qiu Xiaolong è traduttore. Oltre al
poeta di St. Louis ha tradotto anche Montale, che a sua
volta tradusse Eliot in italiano, in cinese. E’ professore di
letteratura cinese all’università nella città dove vive.
Nei suoi gialli il protagonista è l’ispettore Chen: un poeta
piazzato dal Partito a fare lo sbirro. Chen ha la passione
per la buona cucina del Montalbano di Camilleri, la flemma del Duca Lamberti di Scerbanenco e il romanticismo
poetico di nessun altro. Una sorta di Prufrock moderno,il
protagonista di “ Canto d’amore” di Eliot, tra volontà di
cambiare dall’interno il sistema, recuperare ed esplorare il
passato e la domanda che Thomas Eliot ha sempre con sé:
«Posso osare?». Qiu Xiaolong racconta la Cina, tra
materialismo capitalista e perdita del passato, distici di
epoca Tang e massime di Confucio.
Per Qiu Xialong, come ha detto in un’intervista pubblicata
dal Manifesto nel 2009, “ la Cina corre verso il futuro. La
società materialistica che sta affermandosi in Cina non ha
tempo di guardarsi indietro: deve guardare avanti per fare
sempre più soldi. Per questo le giovani generazioni in Cina
non conoscono la rivoluzione culturale, i fatti di Piazza
Tien a Men. In Cina un sistema legale non c’è mai
stato, siamo sempre stati dipendenti dall’attesa di
una persona onesta capace di risolvere tutti i
problemi e annientare la corruzione. Il sistema non
può garantire questo, perché è immerso nelle logiche
di potere.”
In “ Ratti rossi” un esperto poliziotto di mezza età con
fama da incorruttibile, Hua Ting, capo della Squadra casi
speciali del Fujian, viene trovato morto nel letto di una
prostituta adolescente. A lui era stato affidato “il caso
numero uno di corruzione in Cina”, come lo aveva definito
il “Quotidiano del popolo”: indagare su Xing Xing, un
quadro di partito di provincia nonché potente uomo d’affari
a capo di un impero del contrabbando, da poco fuggito
negli Stati Uniti per sfuggire a un mandato di cattura.
Qualche giorno dopo, mentre l’ispettore capo della polizia
di Shanghai, il raffinato Chen Cao, sta godendosi una
serata nel mega centro benessere “Uccelli volanti e pesci
saltanti” , riceve una telefonata da parte di Zhao Yan. Zhao
è una figura leggendaria a Pechino, simbolo della lotta alla
corruzione voluta dal premier. Egli affida a Chen Cao le
indagini su Xing Xing, investendolo dell’antico titolo di
“qinchai dacheng”: sarà un “inviato dell’imperatore armato
di spada”, cioè dotato di poteri straordinari, potrà operare
senza mandato...
In “Di seta e di sangue” Chen Cao è
alle prese con una misteriosa serie di omicidi che ha avuto
inizio con il ritrovamento del cadavere di una donna
avvolta in un qipao rosso, un abito tradizionale mandarino
vietato durante la Rivoluzione Culturale. In una Shangai
divisa tra i segni più invasivi del capitalismo e quelli della cultura tradizionale cinese, Chen Cao conduce
un’appassionante indagine alla ricerca di un serial killer,
che ha radici nel passato e grande potere nel presente.
Percorrere con Chen le strade di Shangai, incontrare con
lui tanti personaggi di diversa estrazione sociale, consente
al lettore di approfondire “dall’interno” la conoscenza della
vita cinese. Da una parte i mercati alle cinque del mattino,
i luoghi di ristoro minuscoli che vendono acqua calda, le
“case del popolo” di pochi metri quadri con la cucina e il
bagno in comune dove vivono famiglie numerose. E
dall’altra mega centri benessere, ristoranti extralusso,
raffinate ragazze accompagnatrici. E’ La Cina in pieno
boom economico e in piena fase di assestamento
dell’originale sistema politico-economico, a metà tra
capitalismo e totalitarismo, “un granaio pieno di riso e
infestato da ratti rossi”, ovvero da funzionari del Partito
Comunista corrotti.
Nell’intervista al Manifesto alla domanda “Cosa
consiglieresti ad un occidentale in Cina, per capire al
meglio la vostra cultura? Qiu Xialong risponde : “ A parte
leggere i miei libri, suggerire una cosa sola è impossibile.
Direi però di non preoccuparsi delle differenze, di non
essere timorosi. Direi di buttarsi, informarsi, guardare
anche la televisione e soprattutto parlare con i cinesi,
senza avere timore di incomprensioni. I giovani non
ricordano il passato, ma sembrano avere voglia di
condividere con gli occidentali le proprie speranze e le
proprie esperienze. Non conoscono la propria storia, ma
parlano inglese, navigano sul web, leggono e soprattutto
conoscono molto bene la cultura e la mentalità occidentale.
Quest’ultima caratteristica è un’ottima cosa. Consiglierei
di non avere paura della Cina.”
E noi ?
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